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La nostra storia – Anni 80
LA NOSTRA SCUOLA COMPIE 50 ANNI
pubblicazione del 2014 in occasione del cinquantenario dell'istituto
ANNI ‘80
Il nuovo decennio si apre con un evento drammatico: il terremoto del 23 novembre 1980. La scuola “Monterisi” è uno dei pochi edifici non danneggiati, perciò viene subito occupata da decine di famiglie.
Nel quartiere si avvia rapida la ricostruzione e molti privati, in attesa dei contributi statali, provvedono come possono per i primi lavori di ristrutturazione.
I danni subiti dalle costruzioni sono notevoli e colpiscono duramente anche le scuole con sede in civili abitazioni. Trovare per esse una soluzione immediata è difficile, per cui si dispongono doppi turni negli edifici scolastici disponibili.
Per questo motivo la scuola “Monterisi”, oltre ad alcune famiglie ancora senza abitazione, ospita anche alunni e docenti della Scuola Media di via Ricci – attualmente Scuola Secondaria di Primo Grado facente parte dell’Istituto Comprensivo Alfano – Quasimodo – rimasta completamente senza sede.
La terribile esperienza consolida i rapporti umani e relazionali della comunità scolastica che si organizza affinché gli alunni possano al più presto tornare tra i banchi e riconquistare la loro serenità.
L’impegno e la buona volontà di alunni, genitori, docenti e personale ATA, permettono la ripresa delle attività che però, come si può leggere dal verbale del Collegio dei docenti del 06/02/1981, procedono in modo lento e poco produttivo.
L’anno scolastico va avanti tra mille difficoltà e solo nel successivo, dopo molte proteste dei genitori e sollecitazioni del Consiglio d’Istituto, l’edificio viene restituito alla sua comunità scolastica.
La grande importanza del coinvolgimento dei genitori nella vita della scuola scaturisce chiaramente dall’ istanza del Coordinamento dei genitori del 6/10/1982, documento di seguito riportato, in cui si chiede di procedere ad una riorganizzazione dei turni scolastici tra gli alunni della “Monterisi” e quelli della scuola media di via Ricci, costretti alla coabitazione forzata post-terremoto.
Altre testimonianze di quel difficile periodo ci vengono anche da ex professori della scuola. Il racconto che essi fanno delle vicissitudini di quei giorni ci mostra una scuola viva e solidale, aperta alle necessità degli alunni e del quartiere.
Testimonianze del drammatico periodo post terremoto dell’80 da parte di ex professori della scuola
Trascorrere un quarto della propria vita insegnando nella stessa scuola può apparire abbastanza normale; le ore, i giorni, i mesi sono scanditi dal suono della campanella e tutti – alunni, professori, personale e capi d’istituto – si succedono negli anni con normalità e regolarità, entrano ed escono, si incontrano, condividono emozioni ed esperienze mentre il tempo scorre e gli anni scolastici si succedono uno dopo l’altro. La Scuola è sempre lì, ci accoglie, ci ospita, ci vede crescere, mutare, vivere…
Improvvisamente questa normalità e quotidianità viene interrotta da un evento tragico e sconvolgente che frantuma le nostre certezze e le fa crollare. Il 23 novembre 1980 alle 19,30 un sisma inatteso e di vaste proporzioni crea molte vittime in tutti i paesi campani e lascia anche gli abitanti di Pastena sconvolti e preoccupati per i danni a centinaia di appartamenti dichiarati inagibili dalle autorità sin dalle prime verifiche.
La Scuola Media “Monterisi” è uno dei pochi edifici non danneggiati, perciò, a distanza di qualche ora, viene occupata da decine di famiglie che per giorni e notti si rifugiano nel cortile adiacente la palestra dormendo nelle proprie macchine. Il freddo di dicembre però rende le macchine poco accoglienti e la Scuola, con le sue aule, i corridoi e le palestre si trasforma in un “nido” tiepido e accogliente per decine di senzatetto.
E gli alunni? I professori? Il Preside? Tutto il personale? Ci aggiriamo nel cortile, formando gruppi costituiti da intere classi, cercando di capire dove andremo a finire e quando ci sarà una ripresa delle lezioni. Trascorse le vacanze natalizie, le famiglie più fortunate lasciano la scuola ma coloro che avevano dormito in palestra occupano le aule libere. Con l’accordo di tutti, rientriamo a Scuola e utilizziamo solo le palestre, non certo per fare lezione ma, divisi per classi, con un’acustica infernale, stiamo comunque insieme. A rendere ancora più difficile questa situazione, vediamo affiancarsi a noi la Scuola Media di Via Ricci (l’attuale “Salvatore Quasimodo”), rimasta completamente senza sede.
Scongiurata l’ipotesi di un trasferimento collettivo presso il “Villaggio del fanciullo” che non ci avrebbe favorito perché di fatto avremmo abbandonato la scuola, i rappresentanti del Consiglio d’Istituto, i docenti ed un gran numero di genitori decidono di presidiare l’Istituto e di non lasciarsi sfuggire l’eventuale liberazione di qualche aula.
Stentatamente, superando innumerevoli ostacoli, si riesce a portare a termine l’anno scolastico con un turno esclusivamente pomeridiano presso il liceo “Alfano I”.Il nuovo anno scolastico vede il rientro degli alunni nella loro Scuola ma in coabitazione con gli alunni della Scuola media di via Ricci, con doppi turni e con una parte dell’edificio ancora occupato dai terremotati. La situazione è difficile, l’agitazione dei genitori aumenta di giorno in giorno, specialmente per le continue voci che anticipano decisioni svantaggiose per gli alunni.
La protesta dei genitori sale sempre di più, tanto da rasentare atti di forza che a stento, grazie anche all’intervento efficace del Consiglio d’Istituto, viene mantenuto entro limiti accettabili. A seguito di sollecitazioni raccolte da rappresentanti della Pubblica Amministrazione, l’istituto viene finalmente sgombrato e restituito definitivamente agli aventi diritto, cioè agli alunni della scuola “Monterisi”.
Un evento tragico quale il terremoto dell’80 aveva provocato morti e danni, ma aveva nello stesso tempo cementato il rapporto territoriale, culturale e affettivo tra la popolazione del rione Pastena e la Scuola Media “Nicola Monterisi”.
Anna Maria Patrevita
Ottenni il trasferimento presso la scuola Media “Nicola Monterisi” negli anni Settanta e vi rimasi fina al 1992, quando andai in pensione.
Appena giunto, mi fu assegnato il corso E, composto soltanto da ragazzi, poiché in quel periodo la scuola non aveva classi miste. Qualche anno dopo in una discussione durante il consiglio di Presidenza si decise di formare soltanto classi miste e fui spostato nel corso C.
Negli anni successivi tutto procedeva con calma e serenità, quando improvvisamente nel 1980 una scossa di terremoto sconvolse la nostra attività. L’ala sinistra della scuola e le aule del piano terra furono occupate dai terremotati. La scuola subì un grave colpo: le classi furono spostate, le attività erano alquanto disturbate ma si lavorava sempre con grande impegno.
In quell’epoca ero molto impegnato in campo religioso ed ogni settimana riunivo dei giovani ai quali leggevo e spiegavo la Bibbia. Tutti i componenti di quel gruppo venivano ogni giorno ad offrire la loro collaborazione per le varie attività nell’Istituto. Questo stato di cose durò per un certo tempo, fino a quando si verificò un fatto nuovo: il liceo scientifico “Severi” si trasferì presso una nuova sede. Prendemmo la palla al balzo. Convocammo tutti i terremotati ed insieme occupammo la vecchia sede del “Severi”, dove i terremotati si trasferirono in maniera stabile. La nostra scuola fu libera e le attività ripresero nella maniera migliore.
Bono Ciriaco