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La nostra storia – Anni 90
LA NOSTRA SCUOLA COMPIE 50 ANNI
pubblicazione del 2014 in occasione del cinquantenario dell'istituto
ANNI‘90
La scuola prosegue nel suo cammino educativo e culturale, mentre continuano anche i successi dei nostri alunni che ottengono diverse vittorie importanti in campo sportivo anche a livello nazionale.
Pagina del quotidiano “La Città” del 02/09/1997 (Per gentile concessione del Prof.Michele Rizzo)
RICORDI SPORTIVI
Nel 1979 insegnavo per il primo anno presso la “Monterisi” ed io e il collega Rosario Baccaro abbiamo costituito la società C. S. Pastena con l’intento di diffondere nel quartiere la pallavolo e la pallacanestro. Nei miei venti anni di insegnamento presso la “Monterisi”, la squadra di pallacanestro della scuola è stata almeno quindici volte campione provinciale con finali regionali e partecipazione alle fasi inter-regionali e nazionali. Ottimi risultati sono stati ottenuti anche nella pallavolo.
Oltre ai ragazzi che hanno conseguito il terzo posto nelle finali nazionali di basket, bisogna ricordare tanti altri giovani che hanno portato in alto il nome della scuola per meriti sportivi. Tra loro ricordo Ciro Rizzo, Massimiliano Baccaro, Alessandro Silvestri, Livio Rizzo, Carlo Rizzo, Sergio Mazza, Vincenzo Landi, Walter Lorito, Sergio Esposito, i fratelli Del Regno, Michele Cardiello, Luciano Tafuri, Luca Poderico e tanti altri ancora.
La scuola “Monterisi” a livello sportivo non era apprezzata solo per la pallacanestro e la pallavolo, ma anche per la pallamano e il calcio e soprattutto per l’atletica leggera. Resta da dire che la pallacanestro era giocata quasi esclusivamente dai maschi, ma in un’occasione la squadra femminile si è classificata prima a livello provinciale, con successiva fase inter-regionale a Potenza.
Michele Rizzo
La nostra scuola, che già negli anni Settanta aveva attivato i corsi serali per lavoratori, istituisce nel 1997 il Centro Territoriale Permanente per gli adulti che vogliono acquisire nuove conoscenze e competenze. Inoltre il C.T.P. apre le porte ad adulti stranieri che vogliono seguire un percorso formativo nel paese che li ospita, con attività che sono finalizzate all’alfabetizzazione e all’apprendimento della cultura e della lingua italiana, ma anche allo scambio culturale tra persone provenienti da paesi diversi.
Un diario un po’ fuori dalle righe
Apprendere e insegnare in una classe multiculturale e plurilingue è diventata un’esperienza quotidiana per gli insegnanti di oggi, ma 16 anni fa, nel 1998, anno in cui è nato il primo CTP a Salerno con l’Ordinanza Ministeriale 455/97 ed è stato istituito presso la allora Scuola Media Statale “Nicola Monterisi” era ancora una sfida ardua ed una realtà difficile da affrontare per gli otto timorosi docenti che vi erano stati collocati.
Io ero tra questi “malcapitati” (spesso ci etichettavano così negli uffici dell’ex provveditorato e/o dei sindacati dove andavamo a chiedere notizie delle nostre sorti tentando, inutile nasconderlo, di scappare da lì nel più breve tempo possibile e con ogni mezzo), ma mi bastarono poche settimane per ri-considerare le ansie d’inizio anno scolastico e guardare con occhi più sereni lo scenario nuovo ed inatteso che mi si prospettava davanti nei contesti in cui andavo ad operare, carcere compreso.
Queste alcune righe di un diario scolastico un po’ fuori dalle righe che ho tenuto durante il primo anno di lavoro al CTP “Monterisi”:
“Farah non capisce niente, ed è il mio tormento e la mia spina nel fianco. Oltre che la mia spina nel fianco è ormai anche la mia sfida personale."
Jamila invece alterna guizzi di intelligenza negli occhi miti e acquosi, operose e pazienti opere calligrafiche e brevi cadute ortografiche.”
“Mayra è già andata a scuola, però scrive solo con dei magnifici arabeschi hindi che tende a riportare anche nel nostro alfabeto e non sa una parola di italiano né di inglese.Ho capito solo dopo qualche lezione e qualche malinteso che per dire sì ondeggia leggera la testa sul collo a destra e sinistra, sorriso bianchissimo e luccicante sguardo di carbone.”
“Eshani parla un po’ di italiano, come tutti gli arabi confonde e ed i, o ed u, ma in quattro e quattr’otto ha capito che i suoni si possono trascrivere in forma di lettera e le lettere in forma di parola e procede spedita fino a quando per un nonnulla si emoziona, arrossisce, si inceppa e comincia a calcare la matita in piccoli solchi sul quaderno.”
“Ohakana arriva con la bambina legata sulla schiena in uno scialle colorato. La spoglia, la fa cadere, la allatta, le soffia il naso, mette i quaderni sul tavolo accanto a fazzoletti, salviettine, fogli accartocciati. E’ impaziente, vorrebbe imparare più velocemente, ha la mano leggera e forse sarebbe brava a disegnare perché le sue lettere sono perfette. Vuole che il suo quaderno sia impeccabile e quando sbaglia si perde d’animo e si distrae.”
“Awa mi ha lasciata di stucco quando mi ha detto che ha la patente e portasempre i tre figli a scuola. Fa anche un lavoro stagionale (un lavoro da uomo, mi ha detto) a una quindicina di chilometri da qui, qualcosa che ha a che fare con il trapiantare le piante di vite e il vino.”
“Kamau è il mio orgoglio. Fosse andato a scuola sarebbe sicuramente un qualche premio nobel. Arriva dal Ghana, ma ci ha messo una decina d’anni ad arrivare in Italia, passando per il BurkinaFaso, un lavoro da tessitore in Nigeria, la guida dei trattori e una fabbrica in Libia, il Mediterraneo, i campi di pomodori del sud, le case occupate tra i topi lunghi così e un lavoro da muratore a Napoli per finire in mobilità in qualche ditta qui al Nord e saltuari lavori nei campi…”
Sono passati 16 anni da allora e io sono ancora nel CTP, ormai, inutile dirlo, ben felice di esserci. La permanenza in questa scuola mi ha fornito l’occasione per numerose esperienze interessanti e ho conosciuto persone e storie che mi hanno arricchito sotto l’aspetto professionale e, soprattutto, umano.
Tante le realtà con le quali sono entrata in contatto e che hanno lasciato un segno indelebile in me: i disoccupati in cerca di formazione per rientrare nei circuiti lavorativi, le ragazze nigeriane del progetto “Fuori dalla Tratta”, le signore del quartiere che a 70 anni hanno voluto imparare a leggere e scrivere conseguendo la Licenza Media tra l’emozione generale, i ragazzi del carcere minorile, i tanti stranieri alla ricerca del permesso di soggiorno, i detenuti della Casa Circondariale di Fuorni, i ragazzi del centro di recupero per tossicodipendenze “La Tenda”, e, ultima in ordine temporale, le detenute della Casa Circondariale che quest’anno, per la prima volta nella storia del carcere di Salerno, possono frequentare un corso scolastico.
L’elenco potrebbe essere molto lungo, ma è solo una piccola parte di una considerazione finale che è nata in me: insegnando nel CTP “Monterisi” mi sono resa conto di quanta importanza abbia la scuola nella vita delle persone e quanto contribuisca al suo cambiamento.
Patrizia Bruno